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Guinna Expeditions - Bamako - MALI
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Luoghi interessanti - Pagina 1

  • IL NIGER, IL FIUME DEI FIUMI
    Il Niger rappresenta per il Mali un collegamento tra la savana e il deserto, ma anche un prezioso mezzo di comunicazione. Questo strano universo ha le sue proprie divinità, come quelle dei pescatori Bozo che rimangono molto legati ai riti animisti. La vita dei Bozo dipende dal fiume, come quella dei Somono, specialisti della manovra delle piroghe.
    Al giorno d’oggi, tutti gli abitanti del Mali dipendono a livelli diversi del Re dei fiumi, che possiede propri territori e province: il vasto delta interno. In una zona di 30 000 km2, l'acqua rallenta, sembra passeggiare, si divide in molteplici corsi per riunirsi in seguito nell’unico fiume, dando vita a un paesaggio nel quale è difficile dire dove la terra finisce e dove comincia l’acqua. In aggiunta a ciò, durante e appena dopo la stagione delle piogge, da luglio a dicembre, la pianura è alluvionata, fatto che permette anche la navigazione di grandi imbarcazioni.

    Il Niger è anche il reame del commercio. Dai tempi dell’Impero del Ghana ai giorni nostri, il traffico non si è mai fermato. Il fiume dalle generose dimensioni permette la navigazione su una distanza di 1500 km, qualunque siano le condizioni meteorologiche. Rappresenta un collegamento naturale tra Nord e Sud, il cuore dell’Africa nera e il limite estremo dell'Africa del nord. Il Niger è la principale arteria dell’economia del Mali.

    La navigazione sul Niger permette di scoprire il paese com'è veramente. Le rive del fiume sono il teatro di mille incontri e della visione della vita quotidiana degli abitanti del paese. Si scopre il Mali dei vecchi tempi, dei villaggi, delle città fortificate costruite attorno alle moschee di fango, le piroghe, i commercianti, i pastori nomadi, i mercati. Navigare con la vela sul fiume rappresenta il modo più autentico di capire a dimensione umana, culturale ed economica del paese. La pratica di questa arte della contemplazione senza fretta, seguendo il ritmo lento delle acque, permette di scoprire il segreto di una saggezza eterna

     

  • BAMAKO
    Fondata nel 1640, la città deve il suo nome a due parole bambara: Bama e Ko, che significano rispettivamente coccodrillo e fiume. Ubicata in mezzo alla regione Mandingue, sulla riva del Niger, con più di un milione di abitanti, Bamako è una città molto piacevole e accogliente. Conserva qualche esempio architettonico di stile coloniale (1900-1914), un Museo nazionale, un mercato molto animato, il suk degli artigiani, la cattedrale e numerosi ristoranti di cucina locale o internazionale.
     

     

  • SEGOU
    Una volta capitale del reame Bambara, è stata fondata nel 1852 da Kaladian Coulibaly. Segou è attualmente la capitale della quarta regione economica del Mali e uno dei principali centri industriali e commerciali del paese. Situata a 220 km al nord-est di Bamako, si estende su 8 km lungo il fiume Niger. È anche un importante centro agricolo per la noce di karité e la coltivazione del mango. Secondo la tradizione, la regione di Segou ospita il misterioso "4444+1 blanzan (Acacia albida)", un albero stranamente coperto da foglie durante la stagione secca. 4444 alberi sono stati contati ma il luogo dove si trova l’ultimo rimane un segreto.
     

  • DJENNE
    Timbuctu avrebbe conosciuto lo splendore che la caratterizza senza la sua gemella Djenné? Nello stesso modo, Djenné sarebbe rimasta una città come le altre se Timbuctu non fosse esistita. Nella storia del Mali, le due città hanno avuto sempre tra di loro legami commerciali, culturali e religiosi. Per un lungo periodo, la loro storia fu comune e il declino di una delle due aveva sempre un impatto sull’altra. Djenné non è tuttavia una replica di Timbuctu; ha un carattere peculiare che la rende uno dei centri più interessanti da visitare.

    Ubicata nel cuore del delta interno del Niger, Djenné diventa una vera isola durante il periodo di inondazione del fiume, in inverno. Protetta dalle acque per diversi mesi e dalle sue mura il resto dell’anno, la città è stata preservata dai saccheggi, dagli incendi e dalle altre catastrofi che non hanno risparmiato Timbuctu. Oggi, Djenné è esattamente come quando l’esploratore francese René Caillé la vide per la prima volta nel 1828; e la città era poco cambiata rispetto ai tempi del medioevo... Caillé era stato affascinato dalla sua potenza e dalla sua bellezza:

    Djenné è orgogliosa dalla sua moschea e dell’influenza religiosa e intellettuale di questa ultima, del suo commercio e della sua architettura, simbolo della ricchezza e del gusto dei suoi abitanti.
    Djenné venne fondata all’inizio del IX° secolo, sulla riva del Bani, un affluente del Niger. Era chiamata “la piccola”. Cominciò a svilupparsi nel XII° secolo, quando Timbuctu diventò una città potente. La città accolse in quell’epoca la religione islamica. Venne costruita una moschea, e i commercianti del sud vi si raggrupparono intorno con i loro carichi di oro, d’avorio, di noce di cola. Le loro imbarcazioni erano costruite per trasportare decine di tonnellate di questi prodotti verso Timbuctu, che commerciava allora verso il nord. Commercio e traffici diedero origine ad un civiltà urbana così raffinata per il medioevo che lo scrittore Es-Sa‘di, vissuto nel XVII sec. e autore di una importante Storia del Sudan, nato a Timbuctu, scriveva: "Questa città è immensa, florida e ricca, benedetta e favorita dal destino."
    Il declino di Djenné nel corso dell’Ottocento è legato al tentativo dello Sceicco Ou Amadou di instaurare un islam di tipo fondamentalista. Questo capo politico e religioso cacciò i commercianti, trasferì i mercati di Djenné verso Est (dando origine alla città di Mopti) e fece demolire l’antica moschea per costruirne una nuova più consona ai suoi gusti. L’attuale moschea è stata fondata nel 1907. È stata costruita sulle fondamenta della vecchia moschea ed è ora molto famosa. Vicina al mercato, questa grande moschea è impressionante, con i suoi muri levigati a mano è uno dei gioielli dell'architettura africana.
     La città è un piacere per gli occhi. La splendida architettura delle case e dei monumenti rappresenta una rarità per l'Africa Occidentale. La città è stata totalmente preservata dalle distruzioni, dei danni del tempo e delle aggressioni del mondo moderno. La città vecchia di Djenné è iscritta nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO.
    Il lunedì è giorno migliore per scoprire la città: è giorno di mercato. Verso mezzogiorno, la luce fa risaltare i colori dei vestiti degli abitanti, mentre il rumore della folla riempie lo spazio davanti alla moschea. La straordinaria diversità delle bancarelle colpisce il visitatore. Troviamo mercanti del Sud, i Dioula, i contadini Bambara che vendono il loro riso, il miglio e il cotone, le piccole donne Dogon, orgogliose dietro le loro cipolle... Ma, da due secoli, Djenné è soprattutto una città Peulh. I Peulh sono gentiluomini. Non si interessano a niente, tranne a quello che secondo loro rappresenta la vera ricchezza: il bestiame. Le loro donne si riconoscono da lontano: portano il burro o il latte fresco o cagliato in tre o quattro borracce poste con eleganze sulla loro testa. Hanno acconciature raffinatissime e indossano meravigliosi gioielli.
    Nel cuore del vecchio Mali, la fama di Djenné attirerà i viaggiatori, come accade da secoli.

     

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